venerdì, giugno 18, 2010



Mio cognato se ne è andato incazzato con l'ape car
e non sa più dove andar
Mio cognato ha accumulato un debito da saldar
e non sa più come far
Salda il debito, Salvatore
Salda il debito, Salvatore

Ahahahah!!! Stavo morendo quando l'ho visto...

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FLVMP43GP

giovedì, giugno 17, 2010

giovedì, giugno 10, 2010

Anteprima 22° SAS RESCUE TEAM










mercoledì, giugno 09, 2010

Questa va per te...

Da quanto non scrivo? Tanto. Forse troppo. E di che parlare dopo un silenzio così lungo? E' come incontrare una persona che non vedi da una vita e avere l'impressione che qualcosa sia cambiato. Allora cerchi come esordio qualcosa di bello da dire, qualcosa che esuli dalla quotidianità e che vorresti poter trasmettere. Questa volta non è facile. La penna è riposta nel cassetto da troppo tempo, da quando ho smesso di scrivere. Non controllo più la spinta selvaggia che imprimeva inchiostro sul foglio bianco. Il rischio è quello di essere banale. Scontato. A tratti noioso. Forse ho perso quello che noi chiamavamo "il senso della frase". Ad ogni modo mi trovo a raccontare qualcosa che non riesco a descrivere. Avrei avuto molte più possibilità con la reflex. Ma non mi sembrava il caso. Certe cose devono essere vissute senza il filtro del 35mm. Allora vediamo, da dove comincio? Ah sì, era sabato sera...
...Associazione Quadrivium, della quale vado molto fiero, prepara delle sedie nel salone e nel cortile. Monta un proiettore e prerara le telecamere. Dopo tanto lavoro, tutto è pronto. Dopo un pomeriggio assolato, ecco salire su quel palco due persone particolari. Due sconosciuti. Hanno qualcosa di strano. Non sono i vip della serata. Sono due signori che nella poca ombra concessa dal pergolato, pochi minuti prima stavano chiaccherando con chi stava fumando una sigaretta. Hanno un carisma molto forte. E ancora non hanno fatto nulla. Si spengono le luci, si accendono le telecamere per l'esterna e centinaia di persone prendono posto. Sono le nove circa. Vengono presentati Gioacchino Genchi e Salvatore Borsellino. Il primo prende la parola e inizia a raccontare. Le cose che dice e il modo in cui le racconta abbattono le barriere che solitamente si creano tra chi è su un palcoscenico e chi è in platea. L'attenzione che gli viene prestata è di quelle storiche. Non vola una mosca. Il caldo che ha tormentato per tutto il giorno sembra non essere un elemento di disturbo. La parola, dopo un discorso meraviglioso, passa a Salvatore Borsellino. Chi è questo signore che sembra tanto arrabbiato quando parla? Perchè deve caricare quelle parole con un tono così forte? Tutto si spiega da se quando inizia a raccontare le cose con un timbro personale. Sul piano umano si afferra al volo la vita che quest'uomo ha condotto.
Ma non voglio dilungarmi oltre sullla serata.
Quando le luci si riaccendono, le persone lentamente abbandonano la sala. Io preparo i libri che voglio far autografare. E' il turno di Genchi. E' nel cortile, sta parlando con qualcuno. Mi avvicino e gli avvicino il libro. Scambiamo due parole, stringo forte quella mano e sorrido. Mi sembra tutto molto stano.
Poi è la volta di Borsellino. Seduto di fianco a quel tavolo con qualche persona che gli porge il libro. Resto in fila e aspetto. Finalmente gli sono davanti e mi accorgo che dietro di me non c'è più nessuno. "Sei l'ultimo!!" mi dice sorridendo. "Allora facciamo una dedica speciale" continua con quel sorriso. Questa cosa mi ha lasciato un bel ricordo. Entrambi, dopo tutto quello è successo, hanno ancora la voglia di porsi al prossimo con il sorriso. Ti chiedono che fai nella vita, come vanno le cose. Ti fanno capire che sono persone come te, anche se sono stati i protagonisti di qualcosa di unico e straziante.
"Andiamo a mangiare, che dite?" Esordisco io, dopo aver finito di sistemare tutto. "Ottima idea, panino e birra?" Non posso chiedere di meglio. Varchiamo la soglia del pub all'una del mattino circa, per lasciarla solo un paio di ore dopo. Siamo una quindicina al tavolo. La serata ricorda una vecchia rimpatriata di amici. Il clima è bello, avvolgente. Si ride e si raccontano cose divertenti. Una di quelle tavolate insomma, che non vorresti lasciare mai. La stanchezza dei preparativi è solo un ricordo. All'uscita ci si saluta, sperando di avere nuovamente la possilità di fare un'altra uscita del genere. Poi un abbraccio e una forte stretta di mano.
"A presto!" queste sono le parole con cui ci si da la buona notte.
Appena sono a letto, fisso il soffitto e ancora sento le risate e rivedo gli sguardi di tutti. Mi addormento con il sorriso ..
Dopo due ore la mia sveglia avrebbe cominciato a tormentarmi per andare a fotografare un gruppo di softair e gli occhi non ne avrebbero voluto sapere di restare aperti. Ma questa è un'altra storia...

mercoledì, gennaio 20, 2010



Me la potrei cucire addosso...

lunedì, gennaio 18, 2010




Colmeremo la distanza con la testa sul cuscino
proiettando ogni negativo sopra un muro bianco.
Dall'ultimo al primo sguardo verso l'alto
farò nodi così stretti che non puoi scappare.
Poi del resto che rimane, sigarette da buttare
e un calore tra le mani che non riesce più a passare.
E' la vita, amore, e oggi non so la risposta
ad un casello a pagamento in direzione opposta,
noi da costa a costa per un'altra volta.

martedì, gennaio 12, 2010

"stessa merda, altro giorno"


"Non me la vado certo a cercare io questa merda, è lei che viene da me...io scappo , lei mi segue. Ci sarà pure un posto dove andare a nascondersi..." Quanto aveva ragione Carlito!
Di nuovo: " Forse non si ricorda di me, io mio chiamo..." "Forse non me frega un cazzo!" Questa è la mia risposta.
Forse sto diventando duro di cuore. Forse sono solo stanco di sentire le lamentele di gente viziata che continua a pressarmi per le peggiori stronzate. Forse sento di essere tremendamente solo in tutta questa merda. Questa volta ho perso la bussola.
Siamo anche in un ritardo mostruoso con l'uscita del disco, l'idea dello store è sempre più lontana e le pressioni mi stanno massacrando. A volte vorrei solo stare zitto, perchè si farebbe fatica a capirmi. Altre vorrei confidarmi con qualcuno, ma il problema è sempre lo stesso.
Incomincio a sentire il peso delle scelte. Gli errori che ho commesso vengono sommati e mi viene presentato il conto. La verità è che non posso più sbagliare. Se farò tutto bene, dovrò confidare solo sul fattore fortuna.
Questa cosa non mi dispiace. In fondo sono un giocatore. Solo che questa volta il piatto è alto. Non si tratta solo di soldi. Si tratta di sogni. Di speranze. Se andrà male, sarò a terra. Perchè un uomo senza sogni è un uomo che dentro è gia morto. Ma come dicevo, amo rischiare. Fa parte del gioco. Come diceva Carlito: " Io sono così, questa è la mia vita... nel bene e nel male..."